Jeanpuc, l'elfo senza terra

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I primi raggi di sole illuminavano la foresta dal cui limitare uscì in modo un po’ stanco una figura elfica.

– Stanotte sembrava che quelle dannate bestiacce non finissero più- disse. -Ma qualcuna perlomeno mi ha sfamato. Ora devo cercare il mio vecchio amico, solo lui ha la chiave per trovare il maestro. –

E così dicendo si avviò verso la città che si vedeva da lontano.

La cittadina si era appena risvegliata quando l’elfo arrivò, a grandi passi egli la attraversò senza prestare alcuna attenzione ai pochi abitanti in strada. Era talmente concentrato che sembrava gli dovesse uscire il fumo dalle orecchie da un momento all’altro, poi arrivò all’ultima casa della città e bussò forte.

Dopo pochissimo tempo una voce fanciulla gli rispose: -Sono solo in casa, non ti aprirò la porta!-

L’elfo ci picchiò un pugno con un misto di rabbia e incredulità.

– Sono Jeanpuc, un amico di tuo padre, ho urgente bisogno di vederlo- disse l’elfo.

– Forestiero tu sei, e dove vissi lo natale- disse il bimbo. –

– Al castello di Bello Monte, ma ora ho bisogno che tuo padre mi dia qualcosa che mi aiuti a salvare il mio regno dall’usurpatore. –

– Mi spiace ma, credimi, mio padre non c’è, è andato vicino alle grotte per raccogliere l’erba guaritrice e…- disse con la voce rotta dal pianto, -non è ancora tornato e sono preoccupato. –

– Dove sono le grotte? – chiese Jeanpuc.

– Segui il sentiero, è a un’ora di cammino, le vedrai – gli fu risposto.

– E allora andiamo – disse Jeanpuc e senza perdere tempo si incamminò, non prima di aver rassicurato il piccolo che presto avrebbe rivisto suo padre.

– Quando il demone ci mette la coda…- disse correndo. Jeanpuc era un elfo alto con dei bei capelli, biondi come l’oro, con un ciuffo che cadeva sulla fronte e una bella treccia coperta, però, da un grosso cappello. Vestiva di verde, con una spada alla cintura che apparteneva alla famiglia da diverse generazioni, avente proprietà fuori dal comune rispetto alle altre spade.

Jeanpuc veniva chiamato scherzosamente “il senza Terra” perché nel suo castello non vi era mai, facendo il giramondo, avendo già letto e imparato tutto ciò che c’era da imparare dentro il suo Regno. Avendo successivamente visitato un certo numero di regni, egli aveva imparato diverse arti magiche e di combattimento, ma il giorno in cui lui era lontano, con un colpo di mano il Re venne spodestato. Ora toccava a lui riprendersi il suo regno e salvare la sua gente, a iniziare dai suoi genitori.

Jeanpuc ci impiegò meno della metà del tempo ad arrivare vicino alle grotte, lì dove il bambino gli aveva indicato.
Una volta sul posto, Jeanpuc si mise a indagare, c’era un odore che gli era familiare, oltre a essere fastidioso.

– Luc-, si mise a urlare, -Dove sei? –

Mentre era intento a esaminare qualche traccia, sentì una voce che gli disse: - Gli orchi lo hanno portato nella grotta in cima la montagna -.

– Ecco l’odore familiare, orchi - disse stringendo il pugno. - Grazie dell’informazione - e detto questo si girò, ma non vide nessuno, a parte tre cavalli che a breve distanza brucavano l’erba. Si diede un’altra occhiata in giro usando anche la magia per vedere ciò che era invisibile, ma nulla.

– Andrò a vedere in cima, ma starò molto attento. Arrivato lì potenzieró la magia -, fece ciò all’ingresso della grotta dove l’odore di orco era fortissimo.

– Si sono spinte molto lontano da dove stanno di solito, queste bestiacce. –

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