MEREDITH SMITH

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La palla rotolò a lungo sul terreno, proiettando giochi di luce e incantandoci sui suoi movimenti. Qualcuno provò a prenderla, ma fu ingannato da un rimbalzo improvviso e fu costretto a lasciarla sfilare fino al bambino successivo. Si fermò ai piedi di un ragazzino che era riuscito a individuarne la giusta traiettoria. Non sono sicura del suo nome, potrebbe essere Thomas, ma tutto diventa sbiadito quando passa il tempo e mi sembra sia passata un'eternità da quel giorno in cui i ragazzi del quartiere ruppero la vetrina del signor Barth giocando a pallone.

Ricordo che Thomas, o qualsiasi sia il suo nome, aveva riso ed esclamato:

- Prova a prendere questa!

E aveva calciato il pallone così forte che noi, tre bambine di dieci anni, avevamo portato le mani alle orecchie dopo aver sentito l'impatto.

Erano sempre competitivi in strada, ma non era cattiveria, una volta finita la partita andavano insieme a mangiare un gelato ridendo da grandi amici. Molti di loro speravano di entrare in qualche squadra di calcio e guadagnare molto per poter comprare una casa ai genitori e andar via da quel buco in Manchester.

Se per noi, piccoli del quartiere, la vita era noiosa e a tratti pericolosa, potete immaginare cosa vivessero le nostre famiglie in preda alla disoccupazione e con lo spettro della criminalità, delle droghe e della violenza sempre addosso.

C'era un mio amico, di lui ricordo chiaramente il nome: David, che era sempre in giro perché suo padre tirava pugni a chiunque gli passasse accanto e quindi il piccolo Dave preferiva vagabondare tutto il giorno e rientrare quando il padre, perennemente ubriaco, si era già addormentato, piuttosto che prendere pugni in casa. Qualche volta le cose non andavano come programmato e si presentava a giocare con gli altri pieno di lividi.

Nessuno faceva niente nel quartiere. Tutti sapevano, ma preferivano far finta di non accorgersi di nulla. Non so come siano andate precisamente le cose, ma so che il piccolo Dave, quando però non era più piccolo ma già un ragazzo di diciassette anni, ha sparato un colpo di pistola al padre. Lo ha colpito all'addome e per maggiore sicurezza ha sparato anche alla testa. Così ha smesso di prendere pugni, ma è stato arrestato e ora è da qualche parte in carcere. Sono andata a trovarlo qualche volta, senza che lui se ne accorgesse. Sembra un pazzo, passa il tempo a ridere con gli occhi fuori dalle orbite, ma so per certo che a volte, mentre dorme, inizia a piangere e sogna ancora di essere picchiato dal papà dopo aver assistito alle violenze inflitte alla sorella e alla madre.

Ma torniamo a noi, al 12 dicembre 1970, a Thomas che calciò la palla così forte che le persone in strada si voltarono a guardare la strana traiettoria presa dal pallone. La sfera girò per quella che a Thomas parve un'eternità, ma furono solo pochi minuti, e poi impattò contro la vetrina del signor Barth, il calzolaio del quartiere, mandandola in frantumi. Il fuggi fuggi generale creò non poco scompiglio, un signore che era appoggiato a un muro ad osservarci venne buttato in terra, avrà avuto poco più di 27 anni e venne calpestato da una massa di ragazzini di quasi vent'anni di meno. Thomas fu il primo a sparire, David lo seguì a ruota ridendo sguaiatamente, poi altri quattro di cui non ricordo il nome. Alice, la mia migliore amica, mi stava strattonando sussurrando qualcosa ma non riesco a ricordare le parole esatte, era evidente che voleva che scappassimo anche noi per sicurezza. Lei non combinava mai marachelle e di certo non voleva prendersi la colpa del gesto di Thomas.

Scappammo insieme nel vicolo dietro di noi e sbucammo qualche traversa più in là da dove non si sentivano le urla infuriate del signor Barth.

- Povero signor Barth, a volte, quando piove, mi fa entrare nel retrobottega e mi prepara la cioccolata calda e aspettiamo insieme che smetta di piovere. Una volta mi ha spiegato anche come riparare una suola che si stacca dalla scarpa.

Alcune pagine di Manchester 1970Where stories live. Discover now