7.

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Il giorno seguente si svegliò al solito orario impostato, andò a farsi una doccia, si mise una maglietta nera scollata a U, dei pantaloni in jeans e delle Converse nere. Prese dalla cartella la collana dei doni della morte e la indossò in bella vista pronto per il suo secondo giorno. Quando arrivò in classe fu contento di rivedere Piper, seduta però non in fondo ma vicino ai primi banchi; notò Francesco entrare e lo salutò sorridendogli. Indossava una felpa grigia e dei pantaloni neri accompagnati da Converse basse.

«Mi sono permessa di farti una copia di tutto quello che abbiamo studiato» disse porgendogli un quaderno, Francesco la ringraziò per il gentile pensiero e cominciò a sfogliarlo. Solo dopo aver chiuso di nuovo il quaderno notò che in classe c'erano solo loro, ne sembrò a disagio, ma Piper con calma gli disse che se non erano le ore nove nessuno avrebbe avuto la comodità di entrare. Piper notò la collana al collo di Francesco, la appoggiò sulla mano per scrutarla bene.

«Dopo tutto questo tempo?» chiese continuando a osservare la collana per poi posare il suo sguardo verso Francesco. Inarcò le sopracciglia e con un solo respiro come recitato disse: «Sempre.» E si misero a ridere, gli rivelò che aveva letto e visto tutti i film della saga anche se non poté mai parlarne con qualcuno se non per sfotterla dicendole che Harry Potter era solo per bambini.

«I babbani!» commentò Francesco con aria di disprezzo mentre si sedeva e Piper prendeva posto ridendo. Arrivò la professoressa, cominciarono a parlare di saghe letterarie di ogni genere e fu una lezione molto animata, anche se interrotta per i parecchi compagni di Francesco che entravano dopo il suddetto orario delle nove. Quando a fine lezione andò verso il corridoio, vide con sua sorpresa Diego, con in mano un libro di meccanica. Francesco lo salutò e lui ricambiò ma non si poté fermare a parlargli, aveva un'altra ora di lezione. Francesco invece doveva precipitarsi nell'aula d'inglese, prese il libro che avrebbe usato dall' armadietto e andò di corsa verso l'aula ma incontrò lungo il tragitto Paige, mano nella mano con un grosso ragazzo dall'aspetto burbero abbinato alla giacca da football. Francesco la salutò ma lei non fece lo stesso, mentre il suo accompagnatore gli mandò un' occhiataccia. A mente Francesco non poté non esitare a chiamarlo Stupido di un orso Yoghi ; per un momento pensò che l'avesse sentito, ma la campanella non fece capire granché.

«Non è affatto intelligente!» esclamò innervosito Francesco a Diego una volta usciti dall'edificio principale.

«Se ci tieni così tanto vai a dirglielo» suggerì Diego alzando le spalle come seccato. Francesco stava per ribattere ma Piper andò verso di lui interrompendolo, sembrava non notare Diego. «Domani non ci sarò... quindi potremmo vederci di pomeriggio» gli disse timidamente. Diego si avvicinò a lei: «Non importunare questo ragazzo, secchiona che non sei altro. Cerca qualcuno del tuo stesso rango.» Piper si sentì parecchio offesa e corse via. Francesco gli mollò un pugno sulla spalla. «Sono modi?» gli chiese urtato. «È una sfigata, non devi restare con tipi come lei o come quello» disse indicando con la testa un ragazzo dai capelli a spazzola. Si ricordò che era il migliore amico di Piper e non poté essere più urtato di così. Francesco salutò Diego e andò verso Alan, gli fece segno con la mano e lui si fermò sorridendogli. Aveva una maglietta bianca con una piccola tasca alla destra del petto, delle bermuda che Francesco non poté non notare.

«Pensi che il campus accetti il tuo abbigliamento?» chiese Francesco senza sembrare troppo offensivo. Alan, al contrario, si mise a ridere e disse che faceva abbastanza caldo e stava andando nel suo dormitorio. Francesco si propose di accompagnarlo. Alan gli chiese con curiosità come mai uno come lui frequentasse uno stronzo come Diego. Alla parola "stronzo" Francesco si mise a ridere e gli disse, fissandolo spensierato, che era un tipo a posto. Ma Alan ne sembrò contrariato.

«Quando mai Diego Bartone è un tipo a posto? Sei ancora una matricola per capire certe cose» disse con noncuranza.

Francesco non capì che cosa avesse di male il suo coinquilino,. Sapeva della omosessualità di Diego? Ed era omofobo? Gli sembrava però che non lo fosse, per dieci secondi credette che Alan fosse gay e che Diego l'avesse "friendzonato".

          

«Come mai sei venuto alla UCLA?» chiese Alan per cambiare discorso. Francesco gli rispose che era molto ambizioso e avrebbe voluto diventare uno scrittore o un attore di successo ma con mezzi che lì in Italia non gli piacevano.

«L'Italia è un posto meraviglioso!» esclamò guardando il cielo.

«Se fossi un cittadino italiano non ci crederei che tu dica una roba del genere!» ribatté Francesco.

Entrarono in un edifico quasi simile al dormitorio dove stava Francesco, erano arrivati al South Campus.

«Alan, prima che vada, sai per caso in che dormitorio sta Piper?» chiese Francesco passandosi la mano al collo.

«Vedi quell'edificio non molto lontano da questo?»

Francesco si girò a vedere e in effetti ce n'era proprio uno.

«Ci sono due dormitori per le varie disposizioni del campus: maschile e femminile, anche se prima erano tutti insieme e si faceva meno confusione» gli rivelò Alan, che subito dopo lo ringraziò per la compagnia. Francesco lo salutò e con le mani in tasca ritornò alla sua zona di campus. Non si era mai accorto che ci fossero due appartamenti non molto lontani fra loro e immaginò che in uno di questi ci fosse Paige con qualche coinquilina. Magari in intimo a giocherellare fra loro. Francesco ritirò ancora l'ultimo pensiero perverso e continuò a camminare godendosi la bella giornata. Prese dalla tasca il cellulare, che si era scordato di averlo addosso; squillava da pochi minuti e rispose immediatamente a sua madre.

«Mamma, aspetta che ti chiamo io! Tu paghi un botto, non puoi chiamare», si interruppe la chiamata e ne dedusse che fossero finiti i soldi alla madre, così finendo di sottolineare ormai a vuoto che lui era all'estero. La richiamò e le disse che il suo carissimo figlio era ancora vivo e che l'università gli piaceva tantissimo, si trovava bene e per sua madre questa cosa non poté non fare piacere finché dovette cadere su un discorso serio riguardante il lato economico. Francesco le raccomandò che avrebbe trovato un lavoro part-time per pagare l'università a fine anno scolastico sempre se sua madre non avesse risolto il problema.

«Tuo padre non smette mai di bere e fumare, ti prego di non cominciare anche tu» lo ammonì in tono amorevole e si salutarono. Francesco ormai era arrivato al dormitorio, stanco ma felice di aver risentito sua madre. Appena dentro l'appartamento non vide Diego sdraiato nel divano e così si dovette preoccupare. A passo felpato, imitando la pantera rosa, andò verso la stanza di Diego che però vide anche vuota, con un enorme sospiro da parte sua. Non tornò prima che fosse buio in cielo, non voleva domandargli dove era stato perché una parte di Francesco sapeva cosa veramente aveva fatto. Avrà avuto un appuntamento si disse cercando di rassicurarsi. Tornò in stanza, pochi secondi dopo, inaspettatamente, vide sulla soglia della porta Diego con in mano il suo cellulare.

«Mi chiedono di te» gli disse porgendogli il cellulare e non rispondendo alle domande di chi potesse essere.

«P...pronto...» disse balbettando.

«Francesco! Ho bisogno del tuo aiuto. Cioè, ho fatto una cazzata... Non sapevo che altro dirgli», l'inconfondibile voce di Paige fece trasalire Francesco che non seppe che rispondere. Paige, sentendo che non rispondeva, continuò: «Ti aspetto da me, vieni, ti prego, prima che combini qualche guaio» disse facendo trasparire un po' di spavento nella sua voce, e chiuse la chiamata. Francesco era perplesso, chiese anche a Diego, ma disse che non sapeva e non voleva sapere ciò che aveva nella testa la ragazza. Che cosa era successo? Perché voleva proprio lui? Non c'era già il suo grosso orso Yoghi al suo fianco? Non sapeva cosa fare, troppe domande lo assalivano ed era in ansia, la voce di Paige sembrava abbastanza spaventata. Non sapeva nemmeno dove abitasse veramente Paige, doveva prendere una decisione e l'unico modo di avere delle risposte era andare da lei. Dentro di lui, forse una parte del suo orgoglio voleva pensare che avesse bisogno di lui e non di persone inutili come il suo ragazzo che la trattava come un oggetto.

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